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Pordenone- Lecce 1-1: 15 minuti da Lecce per un pari…abbondante.

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PORDENONE: (art. di Gavino Coradduzza)

Vecchi vizi ed antiche virtù ancorano il Lecce di Pordenone alla condizione di “color che son sospesi”!        Bastano davvero pochi minuti di gioco per rendersi conto delle  intenzioni delle due squadre ; almeno quelle dei giallorossi che senza esitazione alcuna, imprimono il marchio di chi intende giocare senza lesinare impegno, corsa, qualità e opportuna interpretazione di una partita che , almeno per il Lecce,  vale davvero moltissimo. I neroverdi non sembrano aver fretta; iniziano la loro partita occupandosi  prevalentemente di mantenere la verginità arginando le focose e talvolta cronometriche iniziative di Mancosu e compagni.       Coda non riceve assidua assistenza da parte dei costruttori di gioco ed appare dunque abbastanza isolato anche perchè Stepinski si limita ad interpretare il ruolo di comparsa.       Ma quando (14°) Coda trova palla in area , fa una magia bevendosi una barriera di tre avversari  e con fattezze metà feline e metà felpate deposita la palla in rete diventa evidente che, almeno per il momento, la partita procede in chiara direzione a favore del Lecce.       Ma la cosa dura soltanto una manciata di minuti: il gol del vantaggio sembra agire, almeno sul pacchetto arretrato giallorosso, come una tazza di bromuro di militar memoria, ed il Pordenone non può che pareggiare (20°) senza neanche sforzarsi troppo.       Il Lecce ha ormai smarrito il filo del discorso e subisce le caratteriali sfuriate degli uomini di Tesser ; allora ci si chiede : è cresciuto  il Pordenone? O è il Lecce a non ritrovare più il bandolo della matassa che aveva tenuto saldamente in mano nei primi 15 minuti di partita?.? ? A questo proposito pare logico attendersi  spiegazioni che vadano ben oltre i soliti luoghi comuni!       Il Lecce procede a tentoni; raramente riesce a turbare la ritrovata serenità del portiere avversario; lo fa qualche volta con le sgroppate e i conseguenti cross (di sinistro . . .) di Adjapong, stantuffo continuo sulla sua fascia e però un tantino a disagio in copertura. E intanto Gabriel non può davvero riposarsi.       Lecce balbettante e del tutto soggiogato dall’avversario negli ultimi dieci minuti di gioco prima dell’intervallo; il pareggio , in buona sostanza, è grasso che cola, con buona pace di coloro che si esercitano quasi esclusivamente con elogi preconfezionati. Resta tuttavia da giocare una intera ripresa  sperando nella rinascita.       Il secondo tempo registra ben presto (15°) una brutta tegola per Corini: Adjiapong cade male e si procura un problema (da quantificare) alla gamba sinistra; problema che lo costringe ad abbandonare il terreno di gioco. Esce anche Stepinski sostituito , immagino, per latitanza.       Con i sostituti il Lecce ritrova una parte della propria verve iniziale; ma soltanto una parte e quindi si muove con maggior disinvoltura, si scrolla di dosso molta parte della trascorsa supremazia dei neroverdi e deve comunque ringraziare Pisacane che in pieno recupero sradica il pallone dalla linea di porta a Gabriel fuori causa.       Come al solito si dirà che un pari in trasferta non è mica da buttare; io aggiungo che si, non è da buttare, ma ottenuto dopo aver disputato molto bene i primi 15 minuti di partita e male i residui 75/80 , la qual cosa non tranquillizza del tutto.

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