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Lecce – Vicenza 2-1. Un pò sofferta, ma meritata.

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LECCE: (art. Gavino Coradduzza)

Partita con qualche spruzzata di un po’ di ansia , ma che comunque consegna al Lecce tre punti necessari per riprendere corsa e ritmo. All’ingresso in campo delle squadre si capisce subito che quelli in divisa grigio-verde militare , tipo prima guerra mondiale, sono il Lecce; gli altri, quelli che mantengono le striscioline bianche e rosse come le indossava anche Paolo Rossi, sono il VICENZA ! Occorre più tempo per comprendere il  motivo della  scelta di quel colore che colore non è: “è questione di MERCHANDISING”, mi suggeriscono, e io ne prendo atto.       Preannunciato come squadra di media tacca, il Vicenza mette in campo molta volontà, grande voglia di imbavagliare il “grande Lecce” e buona inclinazione a gradire i regali e a sfruttare le prime dormite ( roba ormai tradizionale) del pacchetto difensivo di casa Lecce.       Zonta dialoga e si muove liberamente sulla estrema destra (la sua), scodella palla a centro area di porta dove tutti sonnecchiano, tranne Marotta che anticipa chi dovrebbe anticiparlo e fa 0-1.    Il film già visto numerose volte viene riproposto puntualmente. 
       Il Lecce si dà da fare, prova a giocare ma lo fa con una manovra involuta e talvolta narcisista; Il Vicenza è lì, non fa niente di speciale, ma dimostra una certa inclinazione al contropiede e alla rapida pulizia della propria area di rigore ; in aggiunta ci sono momenti (brevi momenti) durante i quali questo Vicenza si muove anche con eleganza , proprietà di palleggio e quel tanto di compattezza e solidità che gli consentono di andare all’intervallo in vantaggio.       Il gol del solito, insostituibile Marco Mancosu (70°) è il solito concentrato di potenza, intuizione, furbizia e lucidità di caratura superiore !       A coronare l’inseguimento giunge (72°) la firma di Pablo Rodriguez mandato in campo da qualche minuto.       La fragilità della formazione di Mimmo De Carlo si manifesta in tutta evidenza particolarmente nelle azioni dei due gol , ma da parecchi minuti era in forte ambascia sotto la spinta di un Lecce, magari non eccezionale, ma ben deciso al balzo in avanti pur rischiando qualcosa in chiusura di partita.       Sono i tre punti della caparbietà della voglia e della determinazione , della gran voglia i rimetter piede sul predellino di quel treno ben recuperabile , vista la lentezza delle locomotive di traino.

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