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Lecce – Torino 4-0. Il poker è servito. Gavino la pensa così…

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LECCE (art. di Gavino Coradduzza). E’ proprio quel che ci voleva! La tanto attesa scossa e con essa la prima vittoria in casa è arrivata ; e che scossa ! ! !        Doveva essere una partita di duello e invece ha proposto un monologo di ottimo spessore recitato dal Lecce, soltanto dal Lecce.       Si parte con qualche “fuori misura” di troppo; forse l’importanza della posta in palio, forse la non perfetta condizione fisica di qualcuno o forse perchè siamo soltanto ai primi minuti di gioco. A preoccuparsi maggiormente , con lo scorrere dei minuti , è Mazzarri che vede la sua squadra ancora confusa, distratta e spesso imbambolata.       Ed infatti su battuta d’angolo (10°) Deiola , in totale solitudine, riceve palla ai sedici metri ed è davvero perfetto nel colpirla  di prima intenzione con  forza e precisione spedendola  alle spalle del suo conterraneo Sirigu.        Per quel che sta “tessendo” la squadra di Liverani ed anche perchè il Torino balbetta calcio elementare come se fosse stralunato, stordito ed impreparato ad affrontare questo Lecce tonico, generoso , ordinato e cattivo quanto basta , il vantaggio è meritato
       La partita si snoda dunque in modo tale che il raddoppio sembra un fatto del tutto naturale; a piazzare la palla in fondo al sacco è Barak che spara con potenza e precisione da una dozzina di metri; Sirigu è solo una vittima perchè sulle due stoccate vincenti risulta del tutto innocente al contrario dei suoi custodi difensori che , pare, siano venuti a Lecce quasi per fare una scampagnata fuori porta.       Ci sono fasi della partita in cui viene da pensare che Barak e Saponara ( a parte qualche gratuito errore di misura di quest’ultimo) abbiano sempre giocato assieme; mi dicono che capiti spesso a chi . . . . sa giocare ! La loro intesa sembra istintiva, naturale, collaudata da lungo tempo.       Ci vuole un grande intervento di Sirigu per negare a Lapadula il gusto del terzo gol, ma per quel che si vede in campo si ha ragione di immaginare che prima o poi il risultato sarà arrotondato . . . verso l’alto.
       E’ un Lecce ben calibrato ; gioca con il giusto atteggiamento e con il gusto di fare cose apprezzabili e non solo concrete. Per il Torino sono dolori che , per mera precipitazione sugli avanti giallorossi, non si trasformano in “piaghe”.       Il gol annullato al Toro per fuorigioco ( calcio da fermo dai 25 metri) è un fatto meramente occasionale se si tiene conto che l’area di rigore di Lucioni e compagni sembra , per Belotti e compagni , una zona minata.  Si va dunque all’intervallo con un due a zero davvero strettino .       Anche in avvio di ripresa è il Lecce spadroneggiare nel gioco; continua a sfornare temi e annienta con semplicità le timide ed assai sporadiche alzate di testa dei granata. Ci sono momenti, a dire il vero LUNGHI MOMENTI, nel corso dei quali il prolungato palleggio dei giallorossi (mai stucchevole o prolisso, però) , sembra irridere questo toro a brandelli.       Nella sostanza niente cambia quando Petriccione (auguri papà) rileva Deiola ;la partita è saldamente nelle mani dei padroni di casa che continuano a torturare il malcapitato Sirigu , certamente l’unico a guadagnarsi in toto il premio partita ; ma non essendo ancora patentato per i miracoli, niente può fare per impedire che un meraviglioso destro di Falco (19°) vada ad infilarsi nel “sette” alla sua sinistra.
       Ora il punteggio, il tre a zero, può davvero riassumere la sostanza della partita e forse, senza esagerare, manca il poker. Ma arriva anche quello con un calcio di rigore , privo di obiezioni , che Lapadula trasforma da manuale; fallo da rigore che simbolicamente rappresenta la frustrazione della formazione di Mazzarri.       Bisogna ovviamente citare, in chiusura di commento, la sostanziosa concretezza di Barak ed i numeri di Saponara per quanto la sua migliore condizione sia ancora lontana ed il ritmo partita sia da riconquistare.
       Miglioreranno, ovviamente ; e dunque . . . . . . . !

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