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Lecce – Cittadella 1-3

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Cittadella corsaro; al Lecce non resta che il “mea culpa”

LECCE (art. di Gavino Coradduzza)

Il Cittadella, va detto subito, ha meritato questo successo conseguito ai danni di un Lecce abbastanza buono per una parte della partita, ma incapace di opporsi alle folate offensive dei veneti che per tre volte hanno perforato la rete di Gabriel.          Per una partita che poteva essere decisiva scende in campo un Cittadella geometrico, fantasioso, equilibrato e , tutto sommato, anche bello a vedersi. Ma il Lecce che lo affronta non è da meno almeno nella prima frazione di gioco : ordinato, equilibrato, abbastanza sostenuto dalla spinta (non continua, purtroppo) degli esterni Maggio e Gallo e la serratura difensiva saldamente in mano a Lucioni e Meccariello. Se e quando serve, c’è sempre, o quasi sempre il buon Gabriel; dico “quasi” perchè al 18° Gabriel sembra posizionato  leggermente avanzato rispetto alla linea di porta; colpa veniale rispetto a quella di chi avrebbe il compito di controllare più serratamente D’Urso che gode di molta libertà; di quella  libertà che gli consente di inventare una parabola ,quasi una colombella dai sedici metri, che diventa micidiale adagiandosi in rete.          Neanche il pacchetto difensivo dei veneti risulta immune da responsabilità quando (27°) Coda riceve palla ai sedici metri, la controlla, alza lo sguardo verso la porta avversaria e, indisturbato, va a segno a fil di palo.          Fino all’intervallo non si registrano molte cose tranne il gol di Lucioni messo a segno da posizione di fuorigioco. Sono minuti in cui si possono apprezzare due squadre che giocano un calcio piacevole , senza alchimie tattiche o accorgimenti che mortificano lo sviluppo del gioco.          La ripresa inizia col “botto”, e che botto ! Un gol di qualità sopraffina (ogni tanto non è male riconoscere i meriti dell’avversario) ; un gol di quelli da leccarsi i baffi : Rosafio (nemo profeta in patria) riceve palla sul versante destro, converge leggermente verso il centro quasi lungo la linea d’area, e da una ventina di metri libera un sinistro in diagonale con parabola alta che  fa depositare la palla all’incrocio lontano : GRAN GOL !          Il Lecce sfodera buona parte del suo carattere ma non la lucidità e la precisione. Si rende conto che gettarsi in avanti scriteriatamente può rappresentare un pericolo per la propria porta esposta alle folate dei veneti,       Corini, dopo venti minuti, manda in campo forze fresche e nuova linfa; richiama in panca Majer e Rodriguez (oggi evanescente) sostituendoli con Mancosu e Pettinari: più avanti Stepinski ,Tachtsidis e Paganini al posto di Hiulmand, Henderson e Coda.          Una rivoluzione pressoché totale il cui motivo richiede qualche spiegazione che sul piano razionale vada oltre il solito “dovevo comunque tentarle tutte” o qualcosa di simile !          Il Lecce è così costretto ad improvvisare mentre il Cittadella continua ad articolare il proprio gioco che poggia ancora su basi solide e concrete.          La rivoluzione operata da Corini produce davvero poca roba: Kastrati, il portiere ospite non viene sottoposto ad alcuna pressione. Ben altra cosa, e per onestà bisogna riconoscerlo, sono le insidie che il Cittadella organizza dalle parti di Gabriel, il quale Gabriel niente può fare sulla bomba dalla media distanza che Proia infila in porta ; partita chiusa .          Non ci sono attenuanti : i novanta minuti certificano oltre ogni dubbio la caratura di diverso spessore tra salentini e veneti : Ha vinto chi ha fatto di più e meglio; il resto conta poco, forse niente !

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